Un giardino ai margini della foresta

Il ponte che dall'Orto botanico porta al Giardino americanoÈ una sorta di giardino segreto, nascosto da un giardino più ampio, divisi da un ponte, che separa la vita reale da un sogno che chiunque può realizzare.
È un giardino fatto di piccoli e grandi alberi, come tutti gli altri, tuttavia esercita un fascino particolare, quello di un giardino-foresta, poiché lo spazio necessario è stato sottratto proprio alla foresta che lo sovrasta.
È un tipo di giardino che imita la struttura delle giovani foreste, che sono fatte da alberi ad alto fusto, alberi più piccoli, arbusti, erbe perenni, rampicanti, alberi che muoiono, alberi che nascono.
È un luogo non coltivato dove la fertilità è mantenuta dalle piante stesse. Lo si potrebbe definire un piccolo ecosistema consciamente progettato, che imita la struttura e le funzioni della foresta, basato solo su alcune piccole e necessarie conoscenze: il clima e il terreno sul quale è stato realizzato.
Non deve essere confuso con i giardini-foresta noti ai progettisti urbani, poiché non deve nutrire nessuno, o perlomeno non nel senso pratico del termine.
Il giardino che ho progettato e realizzato è solo un luogo, un piccolo rifugio lontano dallo squallore e dal grigiore dell’ambiente densamente urbanizzato.
Sa divenire magico se lo si desidera, può trasformarsi in un maestro dalla squisita umanità e può, con l’ausilio della natura, guarire molti mali interiori.
Il Giardino Americano è accanto alla foresta non perché mancano gli spazi per i giardini tematici, o perché il sito è stato donato alla popolazione di Ome.
Il vero motivo per il quale questo piccolo lembo di terra era il luogo adatto per la sperimentazione, è la presenza stessa della foresta, che scorre ancora nelle nostre vene umane. Perché nella sfera psichica del subcosciente di ognuno si celano antichissime memorie di un tempo in cui i nostri antenati dipendevano totalmente dalla foresta e dalle creature che l’abitavano.
In quel tempo la foresta era tetto per ripararsi, nutrimento, vestiario e soprattutto da essa si prelevava quell’ingrediente indispensabile ad ogni uomo… la bellezza, che è nutrimento interiore.
La targa all'ingresso del Giardino americanoNon si poteva portare la foresta da un’altra parte, ne spogliarla dei suoi abitanti, per questo le grandi robinie sono state salvate, seppur invise agli uomini.
La didattica necessaria, forse un poco romantica, è la testimonianza che gli uomini sanno adottare le piante, essa racconta non solo la storia botanica delle specie introdotte, narra del dolore profondo e della gioia immensa di uomini che si sono spinti fin qui, non per tacitare le loro emozioni, semmai affidarle a coloro che verranno.
Chi si sofferma estatico, ascoltando il canto del torrente ed il rumore sommesso della foresta, saprà essere più conciliante con se stesso e con le forze della natura che lo sovrastano. Un giardino in fondo ad una piccola valle sconosciuta quale scopo potrebbe avere se non quello dell’incontro anziché del perenne scontro.
A quale altro fine dovrebbe tendere se non al dialogo sulla vita e sulla morte, sulla conoscenza e sulla stupidità?

Antonio De Matola